sabato 13 luglio 2013

Palazzo Pantaleo: il museo delle vergogne

Taranto, tangenti al Comune sette avvisi di garanzia per truffa e corruzione

Corruzione, truffa aggravata, ricettazione. Sono i reati ipotizzati dal sostituto procuratore Enrico Bruschi in una indagine, delegata al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, che rischia di provocare un vero e proprio terremoto a Palazzo di Città.
Sono sette gli avvisi di garanzia che il magistrato titolare dell’inchiesta ha dovuto firmare per consentire ai finanzieri guidati dal tenente colonnello Giuseppe Micelli di compiere al meglio la loro attività, pur correndo il rischio di scoprire parzialmente le carte.
Nel mirino sono finiti gli imprenditori Pietro Galiuto, 71 anni, e suo figlio Antonio, 42 anni, entrambi difesi dall’avvocato Gaetano Vitale. I due Galiuto sono titolari di di due aziende (Volpe e Geoga) che hanno svolto numerosi lavori pubblici per conto del Comune di Taranto, soprattutto in città vecchia. Nell’isola, infatti, le imprese in questione si sono occupate, tra l’altro, della ristrutturazione di palazzo Pantaleo, il contenitore culturale ubicato nei pressi della chiesa di San Domenico. L’edificio è stato restituito alla fruizione dei cittadini nel marzo scorso, dopo lavori per 3,6 milioni di euro, finanziati dai fondi Urbani II, con quota di partecipazione comunale, e diretti dall’architetto Enzo La Gioia, responsabile per il Comune dell’ufficio di Area Vasta.
Proprio La Gioia, difeso dall’avvocato Egidio Albanese, è uno degli altri cinque indagati: assieme all’ex presidente dell’ordine degli architetti di Taranto, sotto i riflettori delle Fiamme Gialle sono finiti il geometra Antonio Mancini, funzionari dell’ufficio comunale Risanamento Città vecchia già coinvolto nell’inchiesta sul tartarugaio, il funzionario dei lavori pubblici Marcello Traversa, e Francesco Scialpi.
L’inchiesta avrebbe preso le mosse da un dettagliato esposto presentato da un ex dipendente dei Galiuto e concernenti le modalità di realizzazione dei lavori oggetto di appalto, lavori riguardanti non solo Palazzo Pantaleo ma anche ulteriori interventi fatti in città vecchia. Lo scorso 4 luglio i finanzieri hanno eseguito una approfondita perquisizione negli uffici delle imprese dei Galiuto, procedendo inizialmente per l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Nel corso della perquisizione, però, i militari avrebbero rinvenuto documentazione tale da far compiere un clamoroso salto di qualità all’inchiesta, accreditando l’ipotesi di corruzione poi formalizzata l’altro giorno, quando i finanzieri sono piombati nelle abitazioni e negli uffici dei funzionari pubblici, compiendo una ispezione finalizzata ad accertare se davvero, come sembrerebbe da alcune carte sequestrate nei giorni precedenti, gli imprenditori hanno corrotto i loro interlocutori e controllori tramite lavori eseguiti nelle rispettive proprietà, senza alcun corrispettivo. (GdM)

mercoledì 3 luglio 2013

La sindrome di Calimero

...la "sottile" differenza tra un populista circondato da arraffoni e il sindaco che ci vorrebbe in una città come Taranto, quello che sa ascoltare e coinvolgere la cittadinanza attiva e colta.
Tanto la lacrimuccia salva sempre tutto... no?


Stefàno: «Restituiremo i soldi all’Ue»

oubliettemagazine
«Non potevamo pensare di demolire quella struttura anche perché sono stati utilizzati dei finanziamenti. Probabilmente restituiremo i soldi all’Unione europea».
Il day after al sequestro della struttura, che doveva ospitare la “clinica delle tartarughe”, è amaro per il sindaco Ippazio Stefàno. Lo si intuisce dal tono della sua voce, solitamente squillante e arrembante anche nei momenti più buoi della sua gestione.
Ieri, infatti, la Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro, su provvedimento d’urgenza firmato dal pm della Procura di Taranto Enrico Bruschi, del cosiddetto tartarugaio.
I sigilli, alla struttura che si erge oltre la “ringhiera” di corso Vittorio Emanuele, a qualche centinaio di metri in linea d’aria dal molo Sant’Eligio, sono stati apposti nel primo pomeriggio di ieri, per quello che, agli occhi di buona parte della città, è sembrato un “sequestro annunciato”.
Abbiamo deciso di contattare il sindaco Stefàno per chiedere un commento in merito all’operazione con la quale le Fiamme Gialle hanno bloccato la realizzazione dell’opera per la quale il Comune di Taranto avrebbe ricevuto un finanziamento dall’’Unione europea che si aggirerebbe sui 2,7 milioni di euro.
Sindaco, c’erano gli estremi per intervenire bloccando l’opera, prima che lo facesse la Guardia di Finanza su ordine della Magistratura?
«Non potevamo pensare di demolire la struttura. Quel progetto, che risale alla Giunta Di Bello, ha ricevuto dei finanziamenti dietro un impegno a chiudere in un determinato tempo tutti i lavori».
Certo, ma l’Amministrazione comunale non è intervenuta...
«La Guardia di Finanza, per conto della Magistratura, ha fatto quello che doveva fare».
E il Comune, invece, cosa ha fatto?
«Nel momento in cui ci sono state le prime segnalazioni, per fare luce sulla realizzazione dell’opera sono andato per due volte a parlare personalmente».
Con chi ha parlato?
«Ho parlato con l’ex assessore, che fra l’altro è anche architetto, Antonella Carella. Anche ai tecnici ho chiesto spiegazioni. Ho addirittura chiesto che facessero una conferenza stampa per spiegare ogni passaggio che ha portato alla realizzazione della struttura. Mi sono sembrati molti sicuri.
E ora, cosa accadrà?
«Dovremo aspettare e seguire attentamente l’evolversi della vicenda per capire la situazione. Certo, probabilmente dovremo restituire i soldi all’Unione europea». (TaSera)

lunedì 1 luglio 2013

Alla faccia dei Tonti...

I militari della Guardia di Finanza hanno sequestrato questa mattina il tartarugaio in fase di costruzione a Taranto, su un tratto di costa sul Lungomare sottostante la cosiddetta Ringhiera.
Stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti e basata anche su una perizia, la realizzazione dell’opera sarebbe avvenuta in violazione delle norme edilizie, paesaggistiche e ambientali e senza le necessarie autorizzazioni da parte della Regione. Inoltre, per la costruzione dell’immobile, sarebbero state occupate abusivamente aree demaniali.
Nell’inchiesta diretta dal pm Enrico Bruschi sono indagate 14 persone fra dirigenti, funzionari del Comune di Taranto, tecnici e imprenditori (da quanto si è appreso non ci sono politici) che hanno avuto un ruolo nell’iter amministrativo iniziato nel 2004.
Il provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza emesso dal magistrato inquirente dovrà essere convalidato dal gip.
La vicenda è finita sotto la lente d’ingrandimento della magistratura in seguito ad alcuni esposti presentati da cittadini e associazioni ambientaliste che hanno segnalato la presenza di quello che molti definiscono un ecomostro in considerazione delle sue dimensioni e della collocazione. (CdG) Il provvedimento, frutto di un'accurata attività peritale ordinata dal suddetto magistrato ha origine dagli esposti inviati in Procura dall'avv. Enzo Gigante e da Carmine de Gregorio.