giovedì 21 maggio 2015

C'è odore di soldi pubblici? Ricompaiono i professionisti del progetto pronto!

www.bastardidentro.it

Il piano per l’Isola in 67 milioni di euro. La delibera del Comune presentata a Palazzo Chigi 

Con una delibera pronta, approvata meno di 24 ore prima dell’incontro, gli amministratori di Taranto si sono presentati al Governo. A Palazzo Chigi, ieri pomeriggio, si è svolto l’incontro propedeutico all'insediamento del Tavolo interistituzionale permanente per l'Area di Taranto. Ma nonostante fosse ancora un appuntamento interlocutorio Taranto ha sfoderato il suo asso nella manica. Un documento che, ricevuto l’ok dalla giunta comunale di Taranto, elenca nel dettaglio e nel concreto cosa si vuole e si deve fare per salvare la città vecchia dai crolli e lanciarla nel panorama dei centri storici risanati e brulicanti di cultura e di giovani. Non a caso la delibera è stata intitolata “Programma di interventi per il recupero la riqualificazione e la valorizzazione della Città Vecchia di Taranto”. Uno scrigno nel quale sono contenuti i progetti individuati come fondamentali per l’obiettivo: il recupero del centro storico.
La delegazione del municipio, capeggiata dal primo cittadino Ippazio Stefano con il vicesindaco Lucio Lonoce e il segretario generale, ha portato questo faldone all’attenzione del Governo. Non un libro dei sogni, ci tengono a specificare, ma uno scadenzario di luoghi e attività, con la specifica di lavori e relative spese. Per un totale di quasi settanta milioni di euro. Il programma è articolato, l’importo esatto pari a 67.331.860 euro.
Il tavolo interistituzionale a Roma è previsto dalla legge per Taranto, più nota come decreto Salva Ilva approvato alla vigilia dello scorso Natale. «Sappiamo che la legge è una leva per lo sviluppo della città di Taranto. Sta a noi però presentare i progetti e recuperare i finanziamenti». E così, il Comune si avvantaggia con un piano interamente focalizzato sull’Isola. Che prevede due tipi di interventi: la dotazione strutturale delle opere di urbanizzazione (strade, fogna, acqua, gas e banda larga sono i punti cardine) e il recupero dei palazzi e delle case fatiscenti, di pregio e non. Per citare qualcuna di queste opere c’è il progetto già pronto per la realizzazione della Casa dello studente e tutti quei servizi connessi all’università. Poi ci sono ristrutturazioni di palazzi, come Palazzo Troilo e Palazzo Carducci. Compresi, dunque, quelli che non sono stati completati con i finanziamenti Urban. In quei casi si sono anche adeguati i programmi di intervento con le norme antisismiche aggiornate.
Il sindaco tiene a ribadire: «Sono progetti pronti. Vogliamo ristrutturare e indichiamo anche quali palazzi ristrutturare», aprendo alla possibilità - che appare una scontata necessità - di una collaborazione pubblico-privata, nel segno di project financing. Nel piano sono inoltre compresi recuperi anche in senso abitativo di alcune porzioni dell’Isola.
Il tavolo sarà poi costituito ufficialmente a breve giro, assicurano da Palazzo Chigi, forse con l'emanazione di un Decreto della presidenza del consiglio dei ministri “ad hoc”.
“Con la riunione di ierisi è messa in moto la macchina interistituzionale che dovrà coordinare, in una strategia comune, gli interventi ad ampio spettro destinati alla riqualificazione integrale del territorio, per il suo rilancio ambientale e produttivo”, si legge in una nota del Governo. Durante il confronto - presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti affiancato dal segretario Generale Paolo Aquilanti - “è stato tracciato il quadro delle linee di intervento per la ripartenza dell'Area di Taranto e per la risoluzione delle problematiche esistenti: dal rilancio industriale al recupero della città vecchia e dell'Arsenale, dalla riqualificazione del patrimonio scolastico al Porto, dalle bonifiche alle infrastrutture”.
“Uno degli obiettivi su cui il governo punta con forza - si legge nella nota di Palazzo Chigi, è poi quello di valorizzare la funzione logistica di Taranto come elemento centrale dei collegamenti euro-mediterranei”. «Le risorse per affrontare questa sfida - ha osservato De Vincenti - ci sono. Il tema è quello di una loro utilizzazione ottimale». (Quot)

mercoledì 29 aprile 2015

Danza la città

"Il respiro della Città Vecchia di Taranto"
Seminario di TeatroDanza Urbano
Condotto da Alberto Cacopardi
Metodo Tessuto Corporeo

Venerdì 29, 17:30 - 20:00
Sabato 30, 9:30 - 18:00
Domenica 31, 9:30 -18:00
Dove: Teatro Tatà - Palazzo Ulmo -I vicoli della Città Vecchia di Taranto.

Per entrare in contatto autentico con il proprio corpo e la Città Vecchia, affinando le tecniche di movimento e creazione performativa, in un contesto di rivalutazione territoriale.
Mettersi in gioco: col proprio Sé creativo in un luogo assetato di creatività, impregnandosi di immagini, emozioni, relazioni.

Il seminario si conclude con una performance articolata fra gli spazi esterni del quartiere e interni del Palazzo Ulmo.


METODO TESSUTO CORPOREO
di Alberto Cacopardi
Si tratta di un metodo artistico - formativo - trasformativo: artistico perchè offre alle persone degli strumenti ed un percorso esperienziale utile nel sviluppare le proprie potenzialità creative, per artefici di elaborati artistici.
Formativo e trasformativo perchè è un metodo che mette i linguaggi, che arrivano dal mondo del teatro e della danza, al servizio della persona in ambito sia artistico che teatroterapeutico.
L'organismo è costituito da tessuti, ognuno dei quali ha una particolare funzione. Il collegamento tra i singoli “tessuti” crea il corpo nel suo insieme: vi sono tessuti più profondi vicini allo scheletro e altri più superficiali, in prossimità dei confini, non solo fisici, fra persona e mondo, oltre questi vi sono gli abiti che indossiamo nella società. Questi vestiti sono composti da fili che ne creano la trama. Ogni persona può essere vista come un singolo filo mentre percorre il suo cammino. Questi fili si incrociano o scorrono paralleli nella stessa direzione: la vita della persona è fatta da tanti di questi fili nutriti de persone, esperienze e luoghi vissuti e incontrati per un istante, magari catturati in un'immagine del ricordo o per un certo periodo dell'esistenza o forse così a lungo da impregnarsi nel corpo e nella voce.


ISCRIZIONI
alberto.cacopardi@gmail.com
www.tessutocorporeo.com
INFO 3402296084

sabato 25 aprile 2015

Simbolismi


Taranto Vecchia: abitanti e residenti scrivono a Vescovo e Confraternita del Carmine


“Grazie per i Misteri nell’Isola, teniamo viva la speranza non escludendo un ritorno tra i vicoli”

Sarà che a Taranto Vecchia siamo talmente abituati a sentir ripetere il lungo elenco di opere e servizi mancanti, al punto da non poter ignorare i gesti concreti. Sarà che, da bravi isolani, siamo legati a valori e modi di fare ormai andati. Ma, in tempi in cui tutto è dovuto, in rappresentanza di una nutrita schiera di abitanti e di commercianti della Città Vecchia di Taranto non possiamo fare a meno di esprimere pubblicamente la nostra gratitudine agli artefici dello storico ritorno della Processione dei Misteri nell’Isola.
Un ringraziamento dovuto, che segue di qualche settimana lo storico evento, Tempo che è stato utile per confrontarci, compattarci ed avviare una seria riflessione.
Prima ancora di ogni possibile valutazione, di ogni giudizio, di ogni dibattito su quanto di straordinario abbiamo visto nello storico Venerdì Santo del 250imo, sentiamo il dovere di gridare un grazie pieno, incondizionato, convinto.
Questo ringraziamento è innanzi tutto rivolto all’Arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro. L’attenzione dell’Arcivescovado all’Isola non è una novità e, di conseguenza, non ci meraviglia. Da sempre chiese, religiosi, confraternite rappresentano l’eccezione alla quasi totale assenza di punti di riferimento e di agenti di socializzazione nel quartiere. Ma, se possibile, il presidio sull’Isola è divenuto ancor più presente, attento, percepito dall’insediamento di monsignor Santoro, che acconsentendo alla celebrazione del 250imo in Città Vecchia ha lanciato l’ennesimo concreto segnale nella direzione di un risanamento prima di tutto storico e umano dell’Isola.
Il nostro ringraziamento non può che estendersi a tutta l’Arciconfraternita del Carmine e al suo Priore, Antonello Papalia. Un ringraziamento all’audacia, allo sforzo organizzativo, alla fatica fisica sopportata dai confratelli nel freddo di via Garibaldi, lungo il difficile salto di quota della via Nuova, per gli angusti spazi della via Duomo.
Abitanti e commercianti della Città Vecchia, dopo il faticoso tentativo di “risvegliarsi” da una notte che, ancora oggi, facciamo fatica ad ammettere di aver realmente vissuto e non solo semplicemente sognato, continuano ogni giorno a ricordare e a discutere di quella notte. La notte in cui, nel celebrare il mistero della Resurrezione abbiamo potuto sperare nella rinascita del quartiere. Un quartiere che, con fede, decoro, silenzio e devozione ha dimostrato che non sono stati sufficienti decenni di esilio per strappare ai nostri cuori il Venerdi Santo. Fede, decoro, silenzio e devozione, insieme al fascino e alla sofferenza delle pietre, dei palazzi, dei vicoli del quartiere, sono diventati parte integrante del percorso penitenziale, conferendo allo stesso un fascino che i più giovani tra di noi avevano sentito solo raccontare.
Quando i Misteri abbandonarono la Città Vecchia, fu Taranto ad abbandonare l’Isola: accecata da un mito di modernizzazione che ha modificato la storia economica, sociale, umana e residenziale della nostra città. Avete riportato la Storia a casa, per questo siete e resterete nella Storia.
In tempi in cui non solo la nostra città, ma il mondo intero scopre gli effetti collaterali di quella modernizzazione esasperata che ha allontanato ogni uomo dai suoi tempi, dai suoi affetti, dalla sua sfera umana e spirituale, da quest’Isola in cui ancora crediamo al valore della gratitudine e della riconoscenza siamo a richiedere tanto all’Arcivescovo, quanto alla Confraternita del Carmine un incontro in forma privata, per poter portare personalmente il nostro ringraziamento e – con esso -il racconto di quella splendida notte insieme alla richiesta di tenere viva la speranza, non escludendo la possibilità di riportare ancora la Processione dei Misteri nell’Isola che le ha dato i natali.
Nel cogliere l’occasione per ringraziare tutti gli operatori coinvolti nell’immane sforzo organizzativo (da Prefetto e Questore a 118, Protezione Civile, Amiu), proveremo a compattare un numero sempre maggiore di abitanti e commercianti nell’Isola, per farci trovare pronti e fare in modo che nessuno dimentichi il 250imo. (Pugliapress)

giovedì 16 aprile 2015

Qualcuno ha visto un piano?

Un piano per rilanciare la città vecchia di Taranto

A poco più di un mese dal varo dalle legge (la numero 20 del 4 marzo scorso) sull’Ilva e su Taranto, il Comune stringe sul piano per il recupero e la valorizzazione della Città vecchia da presentare al ministero dei Beni culturali. Piano che dovrà essere portato nella prima seduta del Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi di cui si attende a breve la convocazione. Accanto al rilancio dell’Ilva, infatti, la legge fa leva su sviluppo del porto, bonifica ambientale, Città vecchia e trasformazione di una parte dell’Arsenale della Marina come museo di archeologia industriale come percorsi nuovi per Taranto. Il tutto da inserire in un Contratto istituzionale di sviluppo, di qui il tavolo di Palazzo Chigi.
«La valorizzazione culturale dovrà caratterizzare il piano per la Città vecchia – osserva il sindaco Ezio Stefàno -, ma noi abbiamo anzitutto bisogno di ricreare in questa parte di Taranto condizioni di vivibilità». I problem i più stringenti riguardano fognature e rete idrica. E ancora – dice il sindaco –, «se vogliamo che la Città vecchia riparta e attragga nuove attività, è indispensabile anche la banda larga».
Il comune ha stimato che costerà circa 3 milioni rifare le condotte idriche e fognanti. E se i fondi non verranno dal governo, sarà il comune a reperirli nel suo bilancio. Così come se il governo non reputerà coerenti con gli obiettivi della legge le scelte progettuali del comune, scatterà da parte di quest'ultimo un'altra proposta: il restauro dei palazzi storici Carducci e Troylo e dell'ex complesso Monteoliveto messo all'asta dall'Agenzia del Demanio.
Intervenire su ciascun palazzo (si parla solo di Carducci e Troylo) costa circa 7 milioni e il comune sta ora completando l’adeguamento dei vecchi progetti. Il Comune vuole farne centri per le associazioni e luoghi di cultura in modo che ci sia fruzione pubblica. Agli interventi del Comune si affiancherebbero quelli dei privati (ma Confindustria Taranto sollecita un piano unico per la Città vecchia), dell'Autorità portuale che, con fondi propri, sistemerebbe la zona a mare che va dal molo San Cataldo al Castello aragonese (lo studio di fattibilità sarà pronto il 5 maggio) e dell'Arcidiocesi, che ha presentato al ministro Dario Franceschini un progetto per il recupero della chiesa della Madonna della Salute. (Sole24h)

lunedì 16 febbraio 2015

E basta co' 'sto piano Blandino!!


Il documento su Città Vecchia e Borgo sottoscritto dal coordinamento di associazioni "RigeneriAmo Taranto" e presentato all'assessore Lorusso.

Qualche idea per rifare Taranto. 
Qualcuna condivisibile, qualcun'altra proprio no. 
Ma quale idea per rifare i tarantini? 





Proposta di recupero, riqualificazione e valorizzazione della città di Taranto a seguito del Decreto Legge per Taranto n. 1 del 5 gennaio 2015.
Il Decreto Legge per Taranto, n. 1 del 5 gennaio 20015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 3 del 5/1/2015, pur contenendo una serie di limiti che ci si augura possano essere eliminati o meglio chiariti, a seguito dell’iter delle audizioni, rappresenta per l’intera comunità jonica uno stimolo interessante per promuovere uno sviluppo alternativo alla monocultura industriale, diversificato, ecocompatibile; inoltre ci incoraggia a ridisegnare il volto dell’intera città.
E’ una sfida di grande momento che impone a tutte le forze politiche, sociali, culturali, associative e a tutte le varie articolazioni istituzionali, di fare sistema per promuovere unitariamente un cammino che porti la nostra città a trasformarsi da “città dei fumi e dell’acciaio” e “delle navi da guerra”, così come oggi è purtroppo connotata, a città della cultura e delle risorse del mare, da città quasi totalmente dipendente dalla monocultura industriale a città in grado di imboccare la strada di uno sviluppo diversificato ed ecocompatibile. Fondamentale, in tale ottica, è definire un progetto strategico di tipo partecipato sull’esempio di altre realtà come Bilbao o Torino.
Affinchè Taranto possa ambire a diventare città della cultura, anche se non è stata individuata tra le città finaliste ad ambire a titolo capitale della cultura europea per il 2019, titolo successivamente assegnato alla città di Matera, dobbiamo e possiamo immaginare un percorso simile a quello fatto proprio da Matera. Città considerata “vergogna nazionale” negli anni cinquanta  ma che, guardando al futuro, ha saputo riscattarsi  trasformando i “Sassi”, sinonimo del degrado, in un modello abitativo sostenibile.
Matera ha i “Sassi”, noi abbiamo la “Città Vecchia”, il “Mar Piccolo” e tante altre innumerevoli bellezze e peculiarità del territorio, che nulla hanno da invidiare a Matera.
Occorre darsi dei tempi per raggiungere traguardi di breve, medio e lungo termine, in quanto il Decreto afferma esplicitamente che il Comune deve presentare un “Piano di interventi per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione della città vecchia”, trasmettendolo ai Ministeri competenti che entro sessanta giorni valutano la compatibilità degli interventi con le esigenze di tutela del patrimonio culturale, una valutazione che è sostitutiva di tutte le autorizzazioni.
E’ indubbio che il cuore del Decreto, considerando specificatamente l’art. 8, diriga le attenzioni alla Città Vecchia e all’Arsenale, ma è anche evidente come trattasi di due “aree bersaglio”di elevata importanza per l’intero tessuto urbano che obbligano ad allargare lo sguardo a tutta la città.
In considerazione di ciò riteniamo fondamentale che le politiche urbanistiche,  in stretto raccordo con le opere di  bonifica del territorio, da questo momento in poi si orientino esclusivamente e decisamente in direzione di un recupero del grande patrimonio immobiliare e della riqualificazione urbana, abbandonando prioritariamente ogni ipotesi non solo di espansione urbana ma anche di consumo di ulteriore suolo pubblico.
A tal proposito è bene ricordare che:
-          alla Camera è in discussione il Disegno di legge "Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato";
-          la Regione Puglia ha approvato la L.R. n. 26 del 20 maggio 2014 “Disposizioni per favorire l’accesso dei giovani all’agricoltura e contrastare l’abbandono e il consumo dei suoli agricoli”, pubblicata sul BUR Puglia n. 66 del 26 maggio 2014;
-          la Regione Puglia ha approvato la L.R. n. 21 del 29 luglio 2008 “Norme per la Rigenerazione Urbana”, che all’art. 1 recita “La Regione Puglia con la presente legge promuove la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con le strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”
-          la prima legge del 2015 approvata dalla Regione Puglia, pubblicata nel Bollettino Ufficiale Regionale n.16 del 30 gennaio 2015, è volta alla “Valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale”.  Quest’ultima legge si coordina con altre leggi regionali finalizzate alla tutela, valorizzazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.   In particolare per la valorizzazione si collega con la L.R. 17/2013 in materia di “beni culturali, per la tutela dei manufatti di archeologia industriale che non ricadono nelle competenze statali, con la L.R. 14/2008 che sostiene la qualità delle “opere di architetturae di trasformazione del territorio e per la riqualificazione edilizia e urbana del patrimonio industriale dismesso o abbandonato, ed infine con la L.R. 21/2008 sulla “rigenerazione urbana”, sopra richiamata.
1)      CITTÀ VECCHIA
Per quanto riguarda la “Città Vecchia”, d’obbligo è rifarsi alla relazione preliminare del Comune di Taranto – Ufficio risanamento della città vecchia, e in particolare all’intervento di housing sociale. Riteniamo tuttavia come occorra avere una vision chiara : i processi di recupero, riqualificazione e valorizzazione, così come esplicitamente richiamati dal D.L n. 01/2015, devono avere un carattere non episodico o a macchia di leopardo, o unicamente dettati dall’emergenza, ma organico e sistematico. Il recupero e risanamento della Città vecchia non può inoltre non basarsi, per essere realmente perseguibile, anche sull’effettivo intervento dei privati.
Basilare, inoltre, è l’integrazione sociale: la città vecchia si recupera solo promuovendo una diversificazione del suo tessuto vitale, dei suoi residenti, portando famiglie e giovani di diversi ceti sociali a sceglierla come il posto in cui vivere e, magari, lavorare. Ogni ghetto è destinato a sgretolarsi e poi dissolversi: vale anche per la nostra città. Senza un’inversione di tendenza rispetto al progressivo spopolamento e inaridimento delle basi sociali non c’è alcuna possibilità di costruire il futuro, ma solo la concreta prospettiva una escalation di abbandoni e crolli che porta ad un deserto, civile e fisico.
Per quanto riguarda gli aspetti legati alla lettura e al conseguente recupero del tessuto urbanistico-edilizio, in particolare per quanto concerne l’edilizia residenziale, riteniamo occorra assumere in pieno l’unico piano organico e strutturale in nostro possesso, il “Piano Blandino”. Un piano che prevede la conservazione, il restauro ed il recupero del patrimonio edilizio destinandolo ad utilizzi ad esso strettamente compatibili e parziali diradamenti.
Conseguentemente, ma non di secondaria importanza, occorre procedere al risanamento e consolidamento di tutti gli edifici che presentano carattere di fragilità e rischio di crollo, ipotizzando da subito almeno una sistematica opera di impermeabilizzazione di tutti i lastrici solari, al fine di evitare le continue infiltrazioni delle acque meteoriche nelle strutture sottostanti  che portano al danneggiamento e successivamente al crollo dei fabbricati o di parte di essi.
L’opera di vera e propria azione di recupero, riqualificazione e valorizzazione va iniziata dal recupero e risanamento e dalla restituzione agli usi produttivi del Mar Piccolo.  In questo ambito, per il sostegno ed una regolazione del settore ittico, necessaria è l’individuazione di  aree destinate al P.I.P. per la mitilicoltura (lungo la costa del Mar Piccolo) e per il mercato ittico su terra ferma (indicativamente sul molo San Cataldo). Bisogna quindi partire dalla parte bassa dell’isola, dagli alloggi popolari per proseguire in maniera organica e graduale attraverso i 4 pittaggi (nell’ordine: Turipenne, Ponte, Baglio, S. Pietro) che caratterizzano la configurazione urbanistica della città vecchia.

mercoledì 14 gennaio 2015

Pronti per la ri(de)generazione urbana delle tartarughe e delle sirene!


Quando si parla di Task Force e Sinergie a Taranto c'è sempre puzza di gran corsa al magnamagna pubblico-privato. Un sospetto difficile da allontanare quando si sa che qui, da cent'anni e più, ogni volta che lo Stato apre i rubinetti a Comune e co. spuntano come mummie dai sarcofagi le mani sulla città e le proposte "creative" di chiunque abbia fiato e corde vocali per dirne una qualsiasi.
Quando c'è aria di una bella "sfilata di stato", i comunali tirano fuori dalla naftalina il vecchio cappotto Blandino e se lo infilano, magari con qualche lustrino accumulato nel tempo tipo il famigerato piano Bohigas o le comicità della ri(de)generazione urbana.
Il Comune delle Tartarughe e delle Sirene ci ha sempre stupito con effetti speciali assolutamente controproducenti e ora si presenta con una squadra di anziani tecnici decimati dall'asma da Ilva e dal blocco delle assunzioni, con i futuribili bandi per professionisti noti pubblicati in sordina, con archivi decimati dai tarli e dalla muffa in cui ogni ricerca è vana, con degli assessori a cambio stagionale o semestrali come le auto del fu Daddario.
Intanto godiamoci quest'articolo del giornalista amico di confindustria, che pompa entusiasmo e libera tutti da ogni peccatuccio del passato con frasi degne della migliore Democrazia Cristiana tipo: "il meglio dei progetti sviluppati nell’arco di trent’anni e rimasti largamente compiuti per mancanza di fondi da parte dell’ente locale, per le oggettive difficoltà del restauro e per l’estrema parcellizzazione della proprietà privata
Un capolavoro di cerchiobottismo per una realtà come la Città Vecchia, dove le case che crollano sono quelle del comune (che ne detiene il 70% di tutto il costruito... altro che frammentazione privata!). Rinverdisce il piano Blandino che di anni ne ha quasi 50 (attualissimo!), e si evoca una qualsiasi, fatale mancanza di fondi  e/o la "difficoltà del restauro" (quale?), per coprire tutti i soldi sperperati, l'incapacità dei tecnici o le commesse ad imprese inadeguate (per usare un termine politicamente corretto, ma varie inchieste ne suggerirebbero ben altri).
La ciliegina sulla torta è quel "rimasti largamente compiuti" che lascia aperta l'ambiguità tra il peccato che siano quasi completamente realizzati o il lapsus di un "incompiuti" monco che avrebbe fatto sembrare ancora più ridicolo il comune che spara raffiche di progetti e poi partorisce topolini per tartarughe.
Come Achille, infatti, le giunte tarantine inseguono il loro tartarugario, che già puzza prima di nascere, e sa lì a testimoniare gli ultimi decenni di attenzioni e pianificazione, insieme ai palazzi depredati e crollati.
Ne vedremo delle belle!

Taranto, piano unico per la Città vecchia

I tempi sono stretti e il Comune di Taranto vuole essere pronto per presentare una proposta sulla Città vecchia al ministero dei Beni culturali non appena il decreto sull’Ilva e su Taranto, attualmente al vaglio del Senato, diverrà legge. Fra gli interventi per la città, il recupero della parte antica di Taranto, che è tutta sul mare, è probabilmente il più importante. Il Comune pensa ad una proposta che riunisca il meglio dei progetti sviluppati nell’arco di trent’anni e rimasti largamente compiuti per mancanza di fondi da parte dell’ente locale, per le oggettive difficoltà del restauro e per l’estrema parcellizzazione della proprietà privata. Alla sintesi lavorerà una task force formata dai tecnici dei vari assessorati: Città vecchia, Urbanistica, Lavori pubblici e e Patrimonio. Quando si parla di ritorno alle progettualità esistenti si parla soprattutto del piano Blandino - il primo ad essere messo in campo per la Città vecchia - e di quello dell’architetto spagnolo Bohigas, che si è già occupato del ripristino di altri centri storici. Il tutto - osserva il Comune - puntando sul coinvolgimento del partenariato, da Ance e Confindustria all’Arcidiocesi, e prevedendo anche il rifacimento delle reti impiantistiche che nella Città vecchia si presentano molto deteriorate. In verità, quasi un anno fa Ance e Confindustria avevano provato a costruire col Comune un’alleanza per la Città vecchia, ma il discorso, al di là dell'interesse manifestato dalla parte pubblica, non è mai decollato. Adesso si riparte. «Al nuovo tavolo istituzionale - osserva Antonio Marinaro, presidente di Ance Taranto - la città deve arrivare con concretezza, capacità propositiva e progetti realizzabili. In un quadro complessivo dobbiamo unire azione pubblica e privata». «Ci sono molte idee da riprendere e molte altre da rivedere anche perchè negli anni - sottolinea Leonardo Giangrande, presidente di Confcommercio Taranto - il profilo dell’Isola è radicalmente mutato: è drasticamente diminuita la popolazione, dai 15800 abitanti del 1969 si è arrivati ai 2400 di oggi, ci sono stati crolli a ripetizione, hanno chiuso diverse attività commerciali e il patrimonio storico e culturale si è deteriorato. L’unico intervento è stato l’insediamento dell'Università, che però ha rilanciato solo una parte dell’Isola».
Oltre alla Città vecchia, c’è attenzione anche sui lavori per il porto, altro intervento del decreto legge. Consegnata all’antivigilia di Natale, non corre rischio di stop la prima opera del pacchetto relativo al terminal container Evegreen. Si tratta dell’adeguamento della banchina per 48,740 milioni. Dopo non aver concesso la sospensiva, il Tar di Lecce ha anche respinto nel merito il ricorso di alcune imprese contro la nuova assegnazione fatta a fine agosto dall’Autorità portuale. Sono invece fermi i dragaggi dei fondali (51,867 milioni) che dovevano essere consegnati ad Astaldi il 5 gennaio ma due imprese (la seconda e l’ultima classificata) hanno chiesto la sospensiva al Tar. L’udienza è attesa intorno al 20 gennaio. (Sole24h)