domenica 5 ottobre 2014

Due deumidificatori


Mentre il Soprintendente La Rocca e i suoi "amici"si crogiolavano autoincensanti tra gli elogi di una stanca borghesia ignorantella e incapace di intendere e di volere, ieri, a pochi passi si consumava l'ennesimo furto esemplare. 
E' l'ultima ma mai ultima dimostrazione dell'incapacità di capire la complessità della dimensione urbana e di trovare le chiavi per la trasmissione e la promozione della cultura.
Ci vuole una bella faccia tosta a "vantarsi" di lavori al museo durati intere generazioni (dagli esiti non sempre all'altezza dei tempi e dei soldi risucchiati...) e ancora non finiti.
E' facile sentirsi bravi con la propaganda filmica raccattata da emittenti locali sempre in prima linea a "tutelare" i potenti.
Nel video è facile rappresentare la realtà come un sogno di grandi conquiste culturali (in una città "ridotta al lumicino" in ogni forma di basilare civiltà)
E come se non bastasse la menzogna di celluloide, si annuncia il grande evento della prossima realizzazione della "patacca" della Persefone tarantina. Una copia "stampata" in resina e in procinto di essere "venerata" nel salotto della Soprintendenza (mentre migliaia di pezzi meravigliosi fanno la muffa nei sotterranei). Giusta compagna usa e getta del grande capoccione di Eracle di plastica che adorna la hall del MarTa.
Il tutto tra pacche sulle spalle e abbracci di grandi amiconi.

Intanto a qualcuno servivano due deumidificatori.
L'emblema di un luogo che viene aperto così poco da richiedere il sostegno dei "pinguini" per non marcire completamente.
Una tenaglia e una pinza da qualche euro.
Ora questi deumidificatori saranno sicuramente utilizzati meglio.

Intanto oggi il formicaio dei "vecchi" della cultura farà finta di indignarsi tra interviste e borbottamenti.
Sempre i soliti.
Dureranno, come al solito, giusto il tempo di un caffè, tra i chiostri di San Domenico e San Pasquale.

Taranto, “MarTa” da riscoprire. Incontro a Palazzo di Città

Organizzata dalla Fidam, la “Federazione nazionale degli amici dei Musei”, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali domenica, 5 ottobre, sarà celebrata, in tutta l’Italia, l’XI Giornata nazionale degli amici dei Musei.
Per l’occasione e per iniziativa dell’associazione locale “Amici dei Musei”, a partire dalle ore 9, nella “Sala degli specchi” di Palazzo di Città (in piazza Castello) si svolgerà un incontro sul tema “Taranto, museo da riscoprire”. Patrocinato dal Comune, l’appuntamento prevede una serie di interventi e, alle 10, la proiezione di un filmato realizzato dall’emittente televisiva Studio 100.
L’incontro sarà introdotto dal giornalista Rai, Salvatore Catapano.
All’evento interverranno anche il Sindaco, Ippazio Stefàno ed il soprintendente BAP, Luigi La Rocca.
Al dibattito prenderanno parte Arcangelo Alessio, direttore archeologo, Antonietta Dell’Aglio, direttore del Marta e Piero Massafra, ricercatore di storia locale. (Tasera)

Furto all'Ipogeo delli Ponti


In data 5 ottobre 2014, in prima mattinata, la nostra socia Nadia Ruggieri si è recata presso l'Ipogeo Delli Ponti, ubicato in Via di Mezzo nella Città Vecchia di Taranto, per accogliere un gruppo di visitatori.
Aperto l'ipogeo si è resa conto che ignoti erano penetrati all'interno dei locali sfondando con una pietra il vetro di una finestra posta sul lato est dell'ipogeo, al quale si accede da un cortiletto prospiciente. L'accesso a tale cortiletto è chiuso, su Via di Mezzo, da un cancelletto alto un paio di metri, con catena e lucchetto, che non sono stati danneggiati.
Gli ignoti che sono entrati nel locale hanno fatto, fortunatamente, solo lievi danni alle strutture di interesse archeologico: una sbreccatura ad uno dei conci della muratura di V sec. a.C., causata dalla caduta della pietra calcarea usata per sfondare la finestra.
Sull'area archeologica si sono depositati i pezzi di vetro della finestra e parti del telaio.
E' stato notato un allentamento di uno degli angolari in acciaio della balaustra (lato sud-est) e un leggero cedimento del telaio in metallo dei uno dei vetri pavimentali (angolo nord-est).
Dai locali non sembra essere stato asportato alcunché, se non uno o due deumidificatori posti in prossimità della finestra sfondata. Non possiamo essere più precisi in quanto non ricordiamo con esattezza la tipologia ed il numero di tali apparecchiature.
Abbiamo provveduto a chiamare le forze dell'ordine e ad informare immediatamente per le vie brevi il Comune di Taranto (Dott.ssa Marinella Guerra, Ufficio Patrimonio) e la Soprintendenza Archeologica (Sig. Piero Angotti).
Sul posto è intervenuta una pattuglia della Polizia di Stato, che ha svolto una prima ricognizione dei luoghi ed alla quale abbiamo rilasciato le nostre deposizioni.
Segnaliamo che le ultime volte che abbiamo aperto l'ipogeo sono state:
giovedi 25 settembre alle 15:00, nell'ambito di una visita guidata organizzata con il Teatro CREST.
sabato 27 settembre alle 20:00, nell'ambito degli Open Days della Regione Puglia-Comune di Taranto.
Inoltre un nostro socio è passato, nella tarda sera del 3 ottobre, dall'ingresso dell'ipogeo, non notando nulla di anomalo.
Si segnala, infine, che l'ingresso principale dell'ipogeo non è stato manomesso.


Franco Zerruso, Cooperativa Novelune
Taranto, 5 ottobre 2014


Star al Museo di Taranto. Arriva copia della Persefone

Sarà la statua della Persefone la «star» del nuovo e definitivo allestimento del Museo di Taranto, il MarTa. Non l’originale, ovviamente, ma la sua copia fedele, realizzata usandola tecnica sofisticata del laser scanner. I tecnici tedeschi dell’Altes Museum (il manufatto magnogreco si trova a Berlino, al Pergamon, dal dopoguerra), avevano avviato nel mese di settembre le complesse procedure tecniche per la scansione tridimensionale della statua. I dati sono stati successivamente trasmessi al Museo di Taranto, che si sta occupando di far realizzare la copia dell’opera d’arte conosciuta anche come «Dea di Taranto» o «Dea in trono».
La Persefone-bis verrà realizzata utilizzando una resina ad alta densità, capace in tutto e per tutto di restituire l’impressione del marmo dell’opera originaria. La fedele ricostruzione di u n’opera marmorea utilizzando la tecnica dello scanner a laser, del resto, non è nuova per il Museo di Taranto. Alcuni anni orsono venne utilizzata per la riproduzione dell’ipogeo delle Cariatidi di Vaste (presso Poggiardo). A Lecce, nel Museo provinciale «Sigismondo Castromediano», sono esposti una Cariatide e un bassorilievo; le altre tre Cariatidi con il secondo bassorilievo si trovano nel Museo nazionale archeologico di Taranto e sono inserite - con le riproduzioni delle sculture custodite a Lecce - nel percorso espositivo inaugurato nel 2007. Scannerizzata l’opera in 3D, la ricostruzione tridimensionale e la rappresentazione virtuale dell'intero Ipogeo delle Cariatidi sono state realizzate dal coordinamento Siba (il Sistema informatico bibliotecario dell’Università del Salento), in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario Caspur di Roma.
La notizia della scannerizzazione della Persefone era stata fornita alcune settimane orsono dal sito dell’Altes Museum, a corredo di un servizio fotografico realizzato da Ines Bialas. Come si poteva leggere sul sito del Museo, «l’8 settembre la dea di Taranto è stata scansionato nell’Altes Museum. I dati elaborati verranno poi trasferiti al Museo archeologico Nazionale di Taranto, che ha ricevuto il permesso di fare su questa base, una singola copia della scultura». L’operazione-Persefone sarà pienamente conclusa per la prima settimana di aprile del 2015, quando, in occasione della Settimana Santa, anche il secondo piano del Museo archeologico di Taranto diventerà fruibile ai visitatori riportando finalmente la struttura Museale ai fasti antichi, sia pure con un allestimento modernissimo e multimediale.
Su tutto l’iter - da Persefone all’intero nuovo allestimento - sono alacremente al lavoro gli addetti del MarTa con la direttrice Antonietta Dell’Aglio, e le dirigenti D’Amicis, Trombetta, Masiello, Zingariello, la direzione della Soprintendenza Archeologica (Luigi La Rocca) e il direttore dei lavori del Museo, Augusto Ressa. Come è possibile leggere sul sito del MarTa, «il visitatore troverà nel nuovo percorso molti reperti mai esposti prima, e altri notissimi ma sottoposti per l’oc - casione a nuovi restauri o presentati con proposte spettacolari ma rigorose di ricostruzione; ritroverà la straordinaria collezione degli Ori, che da sola spingeva i turisti a visitare il Museo, riproposta in allestimenti volti non solo ad enfatizzare la suggestione del metallo prezioso ma anche a far comprendere in quali ambiti, cronologici, rituali ed economici, si faceva uso di oggetti così particolari. Nel nuovo allestimento, pertanto, le diverse tipologie di oggetti si ritrovano tutte, ma intercalate a disegnare i vari aspetti della cultura e le successive fasi della storia di Taranto; con uso anche delle moderne tecnologie multimediali, ma senza per ciò far perdere il contatto con le caratteristiche reali dell’antico».
E’ ovvio che la Persefone, insieme agli Ori magnogreci, potrà divenire il vero e proprio emblema della «rinascita » del Museo. La statua della Dea (tutta in marmo di Paros, alta un metro e 51 centimetri, realizzata nel 460 a.C.) è opera legata ai misteriosi Riti Eleusini, ed è di un inestimabile valore artistico oltre che storico. Secondo l’ipotesi più accreditata, la scultura fu trovata a Taranto durante uno scavo (1912) fu portata prima a Eboli, e successivamente, a seguito di un imbarco notturno, raggiunse clandestinamente la Francia. Poi, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, fu posta in vendita a mezzo asta pubblica sul mercato clandestino in Svizzera: il più cospicuo sottoscrittore fu l’Imperatore di Germania, Kaiser Guglielmo II, con una cifra elevatissima. La storia dei tentativi di riottenere la Persefone è molto lunga, frastagliata e costellata di insuccessi. Anni addietro, all’atto dell’inaugurazione del ristrutturato Museo Archeologico, l’allora ministro Francesco Rutelli dette per certa l’operazione-prestito con la Germania, addirittura, si ebbe notizia dell’interessamento della Regione Puglia e in particolare dell’assessore al Turismo, Massimo Ostillio, il quale mise a punto un accordo preliminare fra i ministeri ai Beni culturali e agli Affari esteri di Germania e Italia per riportare a Taranto, in prestito per tre mesi, l’importante reperto. Ma di quell’accordo si persero poi completamente le tracce.

Lunga ed annosa è anche la polemica con Locri, che rivendica a sè l’origine e la fattura della statua. Lo stesso museo tedesco, del resto, specifica nei testi a corredo della «Dea in trono» che la provenienza potrebbe anche essere quella di Locri, pur ammettendo che sin dal dopoguerra la statua era conosciuta come «Dea di Taranto» (Gottin von Tarent). Nel 2001 l’archeologa tedesca Madeleine Mertens-Horn scriveva sulla rivista «Magna Graecia» che «questa grande scultura, molto ben conservata, grazie al fatto di essere stata seppellita e protetta in un vano sotterraneo già nell’antichità, è senz’altro l’opera più spettacolare dell’ar te tarantina, e tra le più importanti della Magna Grecia. Unica è la sua apparenza formale ed iconografica, e unica è la sua originaria, probabile funzione come statua di culto».
In verità già nel 1931 l’archeologa napoletana Paola Zancani Montuoro, componente dell’Accademia dei Lincei e della British Academy, sosteneva che la Persefone fosse stata ritrovata all’interno di un pozzo collocate in Taranto, fra le vie Leonida, Principe Amedeo e Cesare Battisti. Il suo collega tedesco Ernst Langlotz, invece, ne collocava il ritrovamento al n.71 di via Duca degli Abruzzi. Un’altra archeologa tedesca, invece, Helga Herdejurgen, sosteneva la tesi che la statua fosse stata ritrovata a Locri, poi trafugata e trasportata clandestinamente a Taranto. La verità la conosce solo lei, la Dea in trono che col suo sorriso enigmatico affascina i suoi visitatori ormai da un secolo. E la promessa che si cela dietro il suo ineffabile sguardo lascia intendere che essa, come ogni donna-dea ammaliatrice che si rispetti, lascerà tutti col più atroce dei dubbi sino alla fine dei tempi. (GdM)

venerdì 19 settembre 2014

Another one bites the dust!

Taranto. Crolla la città vecchia

Ennesimo crollo nella città vecchia di Taranto. Migliaia di euro sarebbero dovute servire per i lavori di ripristino. Indagate 9 persone.
Fonte: Oltremedianews
Taranto, una città “stuprata” dalla gestione sull’Ilva, è una città stupenda. Una doppia città, da una parte quella vecchia e una volta superato il ponte si entra in Taranto nuova. Due spaccati diversi, un’urbanizzazione differente. Oggi ci ritroviamo nuovamente a parlare di un crollo avvenuto nella città vecchia. La soletta del balcone di uno stabile disabitato di via Duomo 59, nella città vecchia di Taranto, è oggi crollata. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno provveduto a mettere in sicurezza l’area e la struttura.
Nel borgo antico il Comune ha avviato un’attività di monitoraggio per catalogare gli immobili a rischio crollo, dopo i ripetuti casi delle scorse settimane, che necessitano di ristrutturazione. Alcuni edifici sono stati sequestrati su disposizione della magistratura nell’ambito di un’inchiesta su lavori-fantasma. Sono nove gli indagati tra imprenditori, ex dirigenti e funzionari comunali.
Nel luglio scorso 20 famiglie si ritrovarono senza casa da un giorno all’altro; c’è stato un sequestrato d’urgenza della guardia di finanza perché progettisti, costruttori, collaudatori e responsabili non hanno messo in sicurezza gli immobili, ritenuti ad alto rischio crollo. Non sono state messe in sicurezza neanche le fondamenta dei palazzi, nonostante i fondi regionali erogati ad hoc, nei quali il Comune ha alloggiato le famiglie bisognose di una casa.
Si parla di una cifra che si aggira intorno ai 725mila euro, soldi che sarebbe dovuti servire per i lavori di mantentimento degli stabili. Nicola Gesualdo (TdP)

martedì 1 luglio 2014

"Aspetta Esperia"

Ecco l'ennesimo articolo dilettantistico sulla "svolta sensazionale" nella rigenerazione (una volta si chiamava risanamento, ma ora è demodé) della Città Vecchia.
Parla di fondi che sembrano praticamente regalati dallo Stato per la bella faccia di Stefano e di tutti quei simpaticoni del Comune di Taranto, per consegnare chiavi di appartamenti e mansarde in centro storico alle giovani coppie bisognose.
La quadratura del cerchio!!!
Ci voleva tanto a chi ha copiato il comunicato stampa del Comune per capire che cos'è veramente il Fondo Esperia? E cosa si nasconde dietro "la piena autonomia nello scegliere i progetti più congeniali o remunerativi"?
Si, ci voleva una stringa di testo di 12 battute digitata su Google e due click col mouse.
Davvero troppo rispetto a Ctrl+C/Ctrl+V!

Ora leggetevi l'articolo e l'interrogazione parlamentare formulata in relazione all'affaire Esperia.
Vi anticipiamo solo che qualora passasse la mozione Fondo Esperia vorrebbe dire semplicemente passare parte degli immobili di interesse economico della Città Vecchia (e non di certo i ruderi cadenti come i denti della vecchia) dalle grinfie dei palazzinari locali amici della giunta a quelle di Caltagirone e delle banche nazionali (MPS), oppure far collaborare i due...
Tutt'altra cosa rispetto ai fondi strutturali di sviluppo socioeconomico e alla legge regionale sulla Rigenerazione Urbana che il Comune ha scialacquato, ignorato e ostacolato alla grande!
Buona lettura!


Case a giovani coppie l'idea del Comune con il fondo «Esperia»

TARANTO - La rigenerazione della Città vecchia di Taranto parte dal suo ripopolamento. Ed in particolare, passa dalla necessità non più rinviabile di far tornare tra i vicoli le giovani coppie. Sbaglia, quindi, e non poco, chi pensa che gli interventi edili siano condizione necessaria e sufficiente per riqualificare il Borgo antico così avvilito da decenni di degrado. Gli sforzi ed i tentativi sinora compiuti hanno, infatti, dato risposte parziali e soprattutto hanno impiegato tempi lunghi. Lunghissimi. Ed allora, come si può mai ristrutturare gli edifici della Città vecchia ed al tempo stesso far tornare anche le giovani coppie? Il duplice obiettivo è ambizioso e, quindi, difficile eppure il Comune sembra intenzionato a perseguirlo ugualmente.
Da quel che risulta alla Gazzetta, infatti, ci sono stati nelle scorse settimane dei colloqui, ancora informali ed embrionali, tra i tecnici dell’Amministrazione comunale ed alcuni funzionari di Cassa depositi e prestiti (Cdp). La «cassaforte» statale, infatti, gestisce un fondo denominato «Esperia » che va proprio in questa duplice direzione. Da un lato, ristruttura edifici pubblici (è questa la condizione indispensabile) e dall’altro attua una politica di housing sociale concedendo le abitazioni ristrutturate a giovani coppie. Gli immobili, dunque, devono essere esclusivamente pubblici e non vengono ammessi agli interventi di recupero gli stabili in cui c’è anche una minima quota di proprietà privata.
Il Comune di Taranto ha nel Borgo antico un vasto patrimonio immobiliare. Molto vasto, è vero ma costituito in misura rilevante da veri e propri ruderi. Questo dato, da quel che filtra, è stato già comunicato ai funzionari di «Cdp» che, però, non hanno fatto alcun passo indietro. Non si sono spaventati dalle condizioni statiche degli immobili. L’importante è che siano esclusivamente pubblici. Anzi, sarebbero in attesa che i tecnici comunali inviino alcune schede sui primi stabili da ristrutturare.
Come funzionerebbe il meccanismo? Il Comune individua gli immobili da riqualificare, contatta il Fondo Esperia che, a sue spese, riqualifica gli edifici. L’Amministrazione comunale poi stabilisce l’importo minimo per dare in locazione gli appartamenti. Il canone potrebbe oscillare, a grandi linee, tra le 200 e le 250 euro mensili. Poi, il Comune stila una graduatoria delle giovani coppie in attesa di ricevere un alloggio e comunica i nominativi al Fondo. Il gestore poi potrebbe anche, sempre partendo dal dato minimo imposto dal Comune, indire un’asta tra i potenziali locatari in caso di parità di offerta e di requisiti. A quel punto, la differenza (il saldo positiva) tra il dato di partenza (200 euro ad esempio) e il successivo importo poi determinato dall’asta finisce nelle casse del Municipio.
Dopo un periodo da determinare (venti o venticinque anni in genere), in caso di mancato rinnovo del canone, l’immobile ristrutturato della Città vecchia torna poi nella disponibilità del patrimonio del Comune. Per assegnarlo, ovviamente, ad altre giovani coppie. (Fabio Venere, GdM)


esperia

Fondo Esperia di Cassa Depositi e Presiti. Chi sceglie i progetti da finanziare?

La Cassa DD.PP. ha costituito un Fondo Immobiliare per le Regioni del Sud attraverso il FIA (Fondo Nazionale per l’Housing) che si chiama “ESPERIA” ed è gestito da una Società di gestione che si chiama Fabrica Sgr. (che ha tra i soci il MPS e  il gruppo CALTAGIRONE).
Lo scopo del Fondo è finanziare progetti di Housing Sociale nelle Regioni Campania, Puglia, Calabria e Basilicata.
Fabrica sgr ha la piena autonomia nello scegliere i progetti più congeniali  da finanziare. A questo punto  occorre fare chiarezza e  invocare trasparenza in quanto questa società gestisce  un Fondo costituito da soldi pubblici (Fondo FIA Cassa DD.PP. finanziato con i fondi del Ministero Infrastrutture e trasporti). Anche il gruppo Caltagirone ha degli immobili, ovvero dei progetti, che sono finanziabili dal Fondo ESPERIA ??? Se così fosse è grave perché ci sarebbe un macroscopico conflitto di interesse, in quanto il comproprietario di Fabrica sgr si AUTOFINANZIA i propri progetti (pare sopratutto a Napoli dove ci sono aree di proprietà Caltagirone). Praticamente con i soldi pubblici si finanzierebbe i propri investimenti anzichè fare una scelta indipendente e frutto della concorrenza…
Di tutto questo abbiamo chiesto ai  Ministri dell’economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti. (Andreacioffi)

Ecco l’interrogazione

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02320

Atto n. 4-02320 - Pubblicato il 11 giugno 2014, nella seduta n. 260

CIOFFI , SCIBONA , CASTALDI , BUCCARELLA , VACCIANO , CAPPELLETTI , MONTEVECCHI , CATALFO , MOLINARI , MORRA , FUCKSIA , PAGLINI , PUGLIA , DONNO , BLUNDO , BULGARELLI , SERRA , PETROCELLI , MANGILI , LUCIDI , COTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
Cassa depositi e prestiti (CDP) è una società per azioni a controllo pubblico statale: il Ministero dell'economia e delle finanze detiene infatti l'80,1 per cento del capitale, il 18,4 per cento è posseduto da 61 fondazioni di origine bancaria, il restante 1,5 per cento in azioni proprie. L'attuale compagine azionaria è il risultato di un recente riassetto realizzatosi in attuazione dell'articolo 36, comma 3-octies, del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012;
per quanto riguarda la partecipazione di CDP in società di gestione del risparmio volte alla costituzione di fondi mobiliari chiusi destinati al sostegno, diretto ed indiretto, delle piccole e medie imprese, si evidenzia che la Cassa partecipa alla Società di gestione del risparmio Fondo italiano di investimento SpA;
la società è stata costituita nell'anno 2010 con il Ministero dell'economia, l'Associazione bancaria italiana, Confindustria e istituti bancari quali banca MPS SpA, banca Intesa San Paolo SpA, Istituto centrale delle banche popolari e banca Unicredit SpA;
CDP Investimenti Sgr (CDPI Sgr), detenuta per il 70 per cento dalla Cassa depositi e prestiti e per il 15 per cento ciascuna dall'Associazione di fondazioni e di casse di risparmio SpA e dall'ABI, gestisce il "Fondo investimenti per l'abitare" (FIA). L'ammontare del fondo è pari a 2 miliardi e 28 milioni di euro, di cui un miliardo sottoscritto da CDP, 140 milioni dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e 888 milioni da parte di gruppi bancari e assicurativi e di casse di previdenza privata;
in particolare, al fine di incrementare la dotazione di alloggi sociali è stato creato il fondo "Esperia", interamente sottoscritto da CDP Investimenti Sgr attraverso il FIA, che ammonta a 70,1 milioni di euro, esplicitamente riservato per lo sviluppo di iniziative di social housing nelle regioni del Sud Italia, in particolare Puglia, Campania e Basilicata;
considerato che:
tale fondo è gestito dalla società Fabrica immobiliare Sgr, il cui capitale azionario è detenuto per il 49,99 per cento da Fcg SpA (del gruppo Caltagirone) e per lo 0,02 da Alessandro Caltagirone;
sotto il profilo dell'attività inerente al fondo Esperia si trova solo una breve menzione sul sito di CDP Sgr nonché sul sito di Fabrica immobiliare Sgr, in particolare alla voce progetti si legge: "in via di individuazione";
risulta inoltre agli interroganti che sono state inviate schede tecniche sia al responsabile investimenti della Cassa depositi e prestiti, sia a Fabrica Sgr di Roma, ma non è stato dato alcun riscontro, per quanto sia evidente che Fabrica Sgr ha la piena autonomia nello scegliere i progetti più congeniali o remunerativi,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;
se abbiano notizia del programma e degli obiettivi che si perseguiranno ovvero dei progetti che potranno essere finanziati attraverso il fondo Esperia;
se ritengano infine auspicabile una maggiore trasparenza anche nei siti istituzionali, con riferimento agli operatori economici privati che si trovano a gestire danaro pubblico. (SenatodellaRepubblica)

lunedì 30 giugno 2014

In emergenza. Al solito. Auspichianamente...

Sta suscitando notevole scalpore la vicenda legata al futuro utilizzo del complesso monumentale, di alto pregio architettonico, dell'ex convento di Monteoliveto sito nella Città Vecchia di Taranto.

Un gruppo di cittadini ed associazioni attive sul territorio e sensibili al recupero architettonico del borgo antico si sono dunque fatti interpreti della preoccupazione di buona parte della cittadinanza allarmata per i risvolti infelici che la questione potrebbe avere.
Giovanni Guarino, Vittorio Angelici, Massimo Catucci, Mimmo Nume e Mimmo Guida di “La città che vogliamo”, Emanuele Papalia di “Teichos”, Nino Palma per “RigenerIamo Taranto”, Fabrizio Iurlano e Pasquale Ordine di “Officine Taranto”, Cinzia Amorosino per “Progentes”, l'associazione  “l'altra Taranto” ed ancora Leo Corvace (ambientalista) Daniele Nuzzi (archeologo) Pino De Bellis (ingegnere) Nicola Baldi (medico) Massimo Prontera (architetto) Aldo Perrone (preside) si sono  riuniti per dibattere la problematica e trovarne una soluzione.
«L'Agenzia del demanio, mesi addietro, aveva indetto una gara per l'aggiudicazione dell'intero complesso. - fanno sapere- L'offerta di acquisito conseguita però non venne ritenuta congrua dai competenti uffici ministeriali. Dunque, avvalendosi delle facoltà previste per lo Stato in casi analoghi, l'Agenzia del demanio, formalizzò alla Regione, alla Provincia ed al Comune di Taranto, la disponibilità a cedere l'immobile al prezzo di 920mila euro».
Nel corso dell'incontro, con il contributo dei consiglieri comunali Gianni Liviano e Dante Capriulo, è emerso che «la possibilità, per il Comune di Taranto, di disporre di un bene architettonico tanto prezioso come Monteoliveto, era stata già oggetto di apposita delibera comunale , n. 109 del 24 giugno 2011.- dicono- Infatti, il Comune poteva avvalersi della facoltà di prevedere un piano di valorizzazione ai sensi dell'art 112 comma 4 del decreto legislativo 42/2004, con la stessa procedura dei Baraccamenti cattolica».
Data la mancata attivazione di questa procedura, per l'acquisizione del complesso di Monteoliveto, l'ente locale, a loro dire, dovrebbe ora procedere in forma onerosa offrendo la somma dei suddetti 920mila euro.
Nel corso del dibattito e di approfondito esame della problematica in tema di aree demaniali, è stata unanime la valutazione secondo la quale «l'area di crisi socio-economica di Taranto, non può non aspirare al diritto di pretendere un risarcimento anche in termini di recupero di volumi di pregio architettonico».
È stata espressa, dunque, l'unanime e ferma volontà, di attivare ogni possibile procedura che consenta di utilizzare l'antico complesso come merita, magari di intesa con il mondo sociale già tanto sensibile ai notevoli problemi di recupero sociale, economico, urbanistico dell'Isola madre.
Da parte di tutti è stato infine manifestato l'auspicio che «in seno al prossimo consiglio comunale del Capoluogo, emerga univoca e decisa la volontà di dotare tutta la collettività di un bene immobile tanto prestigioso come Monteoliveto che può rappresentare, a giudizio dei presenti, un primo, reale punto di svolta nell'adozione da parte dell'Ente locale di politiche di rigenerazione urbana, di rinascita e di risanamento di quel bene incommensurabile che è la Città Vecchia». (Cronachetarantine)

sabato 10 maggio 2014

Il degrado quotidinano protocollato!

COMUNICATO STAMPA
10 maggio 2014
Conferenza stampa degli abitanti della città vecchia di Taranto.






Sono passati più di ottant’anni da quando, con un colpo di piccone, il regime fascista inaugurò la politica di distruzione del centro storico di Taranto, mascherandola con le esigenze del “risanamento”. La demolizione del pittaggio Turripenne, insieme al quale caddero a centinaia, case, slarghi, postierle, vicoli e chiese, rappresentò piuttosto l’esigenza di svuotare l’isola del suo contenuto umano e sociale più formato e combattivo, dove più forti erano il radicamento territoriale e la coscienza popolare. Politiche che anche nell’era democratica, purtroppo, non hanno mancato di sferrare i loro colpi mortali all’isola, con la diaspora degli abitanti della città vecchia costretti ad emigrare verso altri quartieri dormitorio in seguito ai crolli (tra tutti quelli di Vico Reale nel 1975 e, non ultimo, quello di vico Fanuzzi previsto ormai da anni in seguito ad una richiesta protocollata in data 15 ottobre 2012 – documento e foto in allegato - ) e l’abbandono coatto di pesca, tradizioni, socialità, memoria storica.

Questa operazione giunge sino ai giorni nostri con interventi di cosiddetto “restauro urbano”: dai Piani Urban alla cosiddetta “Rigenerazione Urbana” nulla, infatti, rimane dei roboanti proclami di recupero ambientale e socio culturale del centro storico e, nel mentre si continuano a sostenere scellerati progetti di ampliamento ad est (da Sircom al San Cataldo passando per Cimino - Auschan), la città vecchia continua a crollare pezzo dopo pezzo, i suoi vicoli ad essere murati, il suo enorme patrimonio storico artistico e culturale ad essere disperso o svenduto.

A causa dell’abbandono e del degrado delle condizioni urbanistiche e architettoniche dell’isola e a causa dell’interruzione di acqua pubblica per molte ore della giornata, gli abitanti della città vecchia denunciano le precarie condizioni igieniche nelle quali vivono -  peggiorate dalla presenza di animali e insetti - richiedendo attenzione su una situazione costretta a degenerare.

A nulla servirà il monumento bronzeo celebrativo al carabiniere, voluto da Sindaco e Giunta Comunale per riportare il senso dello Stato e della legalità tra i vicoli, interpretando i sentimenti di non si capisce quale popolazione. Soldi pubblici sprecati, in questo particolare momento storico ed in un quadro talmente emergenziale, per un’opera che appare tanto incomprensibile quanto inutile. La volontà popolare si esprime a sfavore della suddetta opera proponendo di reinvestire quei soldi in opere di riqualificazione, seppur minime, della piazza retrostante la chiesa di San Giuseppe laddove emerge la necessità di avere spazi di aggregazione di socialità ad oggi inesistenti o inutilizzati:  i campi da calcio della San Giuseppe e il teatro della chiesa potrebbero ritornare ad essere vissuti e gestiti dalla popolazione.
E’ volontà popolare che i campi di calcetto siano aperti per più ore durante la giornata e che l’accesso sia gratuito per i bambini che non hanno altri spazi per giocare. È volontà popolare riqualificare il teatro della chiesa utilizzandolo quotidianamente come luogo di socialità per tutte le età e nel quale poter realizzare attività ludiche e ricreative.

PER LA REALE RIGENERAZIONE DEL QUARTIERE I SOLDI PUBBLICI DEVONO ESSERE INVESTITI SECONDO LA VOLONTÀ POPOLARE.

I cittadini e le cittadine della città vecchia di Taranto contro l’abbandono e il degrado dell’isola.

venerdì 9 maggio 2014

A proposito di inutilità

Degrado urbano del centro storico di Taranto, manifestazione di protesta contro il Comune di Taranto

SABATO 10 MAGGIO
ORE 10:00
PRESSO I GIARDINI GARIBALDI
CITTÀ VECCHIA DI TARANTO

Conferenza stampa sulla la condizione urbanistica e sul degrado urbano del centro storico di Taranto e contro la manifestazione di interesse indetta dal Comune di Taranto per la realizzazione di un monumento bronzeo celebrativo dell'arma dei carabinieri da situare presso i Giardini Garibaldi.

SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE.
I cittadini e le cittadine della città vecchia di Taranto

giovedì 24 aprile 2014

Corsi e ricorsi storici: "aria, spazio vogliamo!"

Ecco un documento dell'immutata relazione schizofrenica dei tarantini con il proprio passato.
Prima si demolisce in nome della pulizia e del progresso.
Poi si piange per la perdita dei beni più preziosi.
Dopo 140 anni, in Città Vecchia, nulla è cambiato!



«Quell'immane massa nera, quello screpolato baluardo, che è la Cittadella, fra non molto non disegnerà più le sue forme titaniche sul cielo della nostra Taranto. I nostri voti sono appagati. Essa non ci ricorderà più i tristi tempi del Medio Evo, tempi di lotte, di sangue e di barbarie, allora quando ogni città era un piccolo regno chiuso, isolato, dominato dalla tirannia d'un signorotto, allora quando l'Italia era straziata dal feudalesimo [...]; fu innalzata per chiudere la città da quel lato, la si atterra per scovrire la città da quel lato. Aria, spazio vogliamo! A terra i baluardi che servivano alla tirannia dei signori e che significavano forza e potere: la forza e il potere che aborriamo. Ora non si ha più bisogno di torri e merli, ora che la febbre di libertà brucia»
(dall'articolo La Cittadella, in «La sferza», anno II, n. 13, 7 ottobre 1883).

Durante la demolizione, il poeta locale Emilio Consiglio scrisse: 

"Or che lotti, benché stanca / contro il ferro che ti sfianca / io per te trovo nel core / un accento di dolore. // E, fra poco, allor che tutto / di te il ferro avrà distrutto, / cercherà, ma invano, il sole / la superba antica mole / ..."

venerdì 28 marzo 2014

domenica 9 marzo 2014

Tra il dire e il fare

Brucia palazzo abbandonato tra San Cataldo e vico Seminario (foto di Angelo Cannata - 9 marzo 2014)


Il crollo delle persone


Persone e mattoni di città vecchia si tengono assieme come parte dello stesso destino. Crollano i muri e «crollano le persone» ha detto l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, che ha deciso di ascoltare sabato mattina in Episcopio la gente del «borgo antico», i problemi che affronta, l'emergenza sociale che quotidianamente vive. Santoro ha risposto alle «richieste d'aiuto» dei cittadini invitando anche la politica ad ascoltare: così è nata l'assemblea pubblica che «vuole essere solo una premessa», perché per una rinascita della città vecchia non bastano i «progetti calati dall'alto». Uno dopo l'altro hanno preso la parola gli abitanti di quei vicoli stretti e umidi, senza nascondersi, vincendo la timidezza, portando al microfono un grido disperato rivolto a chi amministra la loro anima e anche la loro vita. C'era il sindaco Stefàno a incassare. «L'isola, perché noi la chiamiamo così – spiega una signora – non è un ghetto: siamo bravissimi cittadini, non di serie B ma cittadini di serie AAA, come i frigoriferi». Manca il lavoro: «Il pescatore è come un disoccupato che ogni giorno fa i conti con la miseria». Mancano i giochi per i bambini, una edicola, il poliambulatorio. «Si sono portati via addirittura una fontana». Il tessuto sociale si sfalda e in quelle crepe ci finisce nascosta la droga. Lo spaccio e l'illegalità non sono però il comune denominatore per chi abita la città vecchia, perché lì ci sono persone che lavorano e sanno come «guadagnarsi qualcosa» onestamente. C'è chi conserva la dignità anche quando deve chiedere un sostegno per il figlio che ha bisogno di cure fuori dall'Italia e poi si allontana tra le lacrime per un dolore che non riesce a sopportare. Ci sono due alunne della scuola Galilei che raccontano le difficoltà di quella struttura: «Facciamo palestra in classe, con una palla di carta».

Parlano anche le associazioni, parla Angelo Cannata delle Sciaje: «Rappresentiamo una parte di città che non vuole tacere ma che si sta mettendo in gioco restando a Taranto. Non basta soltanto ascoltare la voce di città vecchia, occorre fare rete. Non si possono risolvere i problemi andando a chiedere un favore al politico di turno, è una ingiustizia: quello che viene chiamato favore è un diritto». L'ultimo a intervenire è Stefàno: «I problemi di competenza dell'Amministrazione comunale avranno una risposta: i giochi per i bambini e la fontana». Soluzioni minime a portata di mano, che sanno di promesse ma che risolvono poco e nulla, mentre crollano i muri e crollano le persone. (progettoalchimie)

martedì 25 febbraio 2014

Buono lo "sputo" del sindaco!

Corsi e ricorsi storici.
Finiti i soldi di stato e quelli europei da spartirsi, restano le carcasse delle case su cui aprire alla speculazione edilizia.
Un nuovo patto scellerato tra pubblico, imprenditori senza scrupoli e palazzinari per cancellare quello che resta di vivo nella Città Vecchia e aprire alla gentrificazione definitiva.
A garanzia di questa nuova annunciata deportazione c'è la citazione di chi (ormai malridotto ma ancora attivo) da oltre quarantanni rappresenta lo pseudo intellettualismo complice dei poteri forti: Franco Blandino.
C'è da aspettarsi il peggio.

"SOCIETÀ DI SCOPO PER CITTÀ VECCHIA, BUONO LO SPUNTO DEL SINDACO"

Le Officine Taranto accolgono con favore ed ottimismo il dichiarato intento del sindaco di Taranto di porre la Città Vecchia al centro di una nuova stagione di azione amministrativa. "Riteniamo che il modello-Napoli, incentrato sulla costituzione di una societa? di scopo composta da Comune, costruttori edili di Confindustria e Regione possa essere la strada giusta per una città che, come la nostra, deve far fronte ad una duplice emergenza: quella di un centro storico a rischio estinzione e quella della contenuta disponibilità economica delle casse del Civico Ente", spiega in una nota stampa Fabrizio Iurlano, presidente dell'incubatore di idee che proprio nel Borgo Antico ha scelto di collocare il suo quartier generale. "Ci accodiamo pertanto al plauso del presidente dell'ANCE, Antonio Marinaro, auspicando che l'Iter che porti alla costituzione della società di scopo possa essere il più breve possibile, considerata anche l'estrema urgenza di un intervento nell'Isola". "Al contempo - prosegue Iurlano - ci pare giusto evidenziare come il lavoro di rigenerazione di cui la Città Vecchia ha bisogno non è di natura squisitamente edile. Alle pietre che si sgretolano in Città Vecchia va data una risposta forte. Ma i volti, le storie, le scuciture del tessuto sociale nell'Isola meritano pari attenzione: auspichiamo che l'Amministrazione comunale possa rilanciare da subito anche su tutti gli altri grandi temi che riguardano il vissuto quotidiano degli abitanti dell'Isola, dall'assenza di acqua corrente nelle ore pomeridiane alla necessità di spazi associativi, dall'emergenza lavoro alle questioni relative alla sicurezza pubblica, dal decoro urbano ai servizi, convinti che dal rilancio dell'antica madre passi il futuro di tutta la città. Parimenti, come confermato da Franco Blandino in un recente incontro con Officine Taranto, ripensare Città Vecchia significa pensare all'Isola come ad un binomio indissolubile con il Mar Piccolo. Da questo punto di vista guardiamo con fiducia a quanto messo in campo in questi giorni dall'assessore regionale, Fabrizio Nardoni". "Chiunque decida di rimboccarsi le maniche per l'Isola - conclude Iurlano - troverà presso di noi collaborazione e voglia di riboccarsi le maniche. Abbiamo già avanzato al Sindaco di Taranto una richiesta ufficiale per l'istituzione di una Giornata del Ricordo in concomitanza dell'anniversario del crollo di Vico Reale. Proseguiremo intanto nel difficile lavoro di ricognizione delle istanze del quartiere e dei progetti per il suo rilancio per poter nel più breve tempo possibile presentare agli amministratori come all'Ance un Manifesto che possa fungere da manifesto per la nuova Città Vecchia". (Segnourbano)